Inaugurazione dell'Anno Accademico, il discorso del Presidente del Consiglio Studentesco

Pubblicato il 21 Febbraio 2010 | Autore: | Categoria: In evidenza

Di seguito, il discorso pronunciato dal Presidente del Consiglio Studentesco Alessia Ettorre in occasione dell’Inaugurazione dell’Anno Accademico, tenutasi lo scorso venerdì 19 febbraio, presso la Tensostruttura di Farmindustria, alla Facoltà di Scienze MM. FF. NN.

Studenti, dottorandi, specializzandi, precari, personale tecnico-amministrativo, personale docente dell’Università dell’Aquila.
On. Presidente della Camera, Illustre Prefetto del Governo, Magnifico Rettore, Presidente della Regione Abruzzo, Presidente della Provincia, Sindaco dell’Aquila, Autorità tutte.
In questo particolare anno, vogliamo rivolgere un saluto sentito e speciale al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, per lo straordinario lavoro e per l’impegno umano profuso a favore di tutti i cittadini dell’Aquila. Grazie!

Il 6 aprile rappresenta ormai uno spartiacque nella vita di tutti noi. Quella tragica notte ha sconvolto le nostre vite, le vite di tutti coloro che hanno vissuto il sisma, di tutti i cittadini dell’Aquila. Tutti. Anche quelli considerati di serie B, gli studenti.
Ogni anno abbiamo richiamato fortemente ad un modello di “cittadinanza” studentesca. Quella notte, drammaticamente, aquilani e studenti, travolti dalla stessa, unica e inscindibile tragedia, senza distinzioni. Quella tragica notte ha spezzato la vita di tanti. Il nostro pensiero va a tutti loro, tra i quali ricordiamo i nostri 55 colleghi, i nostri compagni, che oggi
non sono più con noi.

È necessario che la verità su quello che è successo quella notte sia accertata minuziosamente. Sapendo risalire alle responsabilità individuali laddove gli edifici, pubblici e privati, siano risultati non idonei.

Tocca al sistema giudiziario accertare le responsabilità individuali, ma tocca a tutta la comunità, cittadina e universitaria, politica e civica, riflettere su decenni di indifferenza di fronte alle richieste degli studenti di una cittadinanza piena, fatta di diritti non solo nell’Ateneo, ma anche nel territorio, a partire da un’offerta residenziale ed un mercato degli affitti che spesso abbiamo denunciato essere sul crinale dell’illegalità.
Decenni di lotte con pochi reali interlocutori istituzionali e con la frequente necessità di manifestazioni, alcune imponenti, per chiedere maggiori diritti, maggiori e migliori servizi.

Anche se sconvolti da una tragedia senza pari, gli studenti da subito hanno manifestato la voglia di riprendere a studiare e vivere a L’Aquila.

Nei primissimi giorni successivi al sisma, la reazione dell’Ateneo è stata molto positiva. Entrando nella sede della Facoltà di Scienze, trasformata in centro operativo, si vedevano già i segnali di una ripresa. La ripresa di un’attività a partire da qualche banchetto, qualche computer funzionante, piccoli segnali della volontà di ricominciare.
Questa è stata una cosa importante, che ha rafforzato la nostra voglia di lottare per riappropriarci delle nostre vite, delle nostre prospettive per il futuro.

Il percorso di scelte e decisioni che ci porta fino a qui, oggi, all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università dell’Aquila, nella città dell’Aquila, non è stato affatto banale o scontato. In molte fasi, gli studenti sono stati i soli a ribadire che l’Ateneo doveva rimanere nella sua città, che non doveva essere smembrato e sparso in tutto il territorio regionale.
Solo nel mese di Giugno, il Senato Accademico si è espresso ufficialmente sulla collocazione definitiva dell’Ateneo.

È stato richiesto un impegno alle autorità tutte, affinché fossero messe in campo da subito iniziative volte alla rinascita dell’Università, per il suo legame imprescindibile col rilancio della Città.

C’era una sfida da raccogliere, scelte coraggiose da fare per l’Università e i suoi studenti, per la città dell’Aquila, azioni concrete che avrebbero dovuto seguire la vuota retorica di tanti, che alla fine hanno speso solo parole.
Per la tenacia che ci ha distinto, per il reale impegno profuso dagli studenti, davvero legati al destino dell’Università e della città, oggi possiamo dichiararci orgogliosi di aver raggiunto l’obiettivo di rimanere a L’Aquila. Nonostante le difficoltà, nonostante molte istituzioni, Regione Abruzzo in primis, abbiano completamente ignorato le istanze studentesche.

Per permettere la ricostruzione e il rilancio dell’Università dell’Aquila, gli studenti hanno richiesto da subito al Governo di garantire all’Ateneo il mantenimento dell’FFO, sul livello dell’Anno Accademico 2008/2009, risorse straordinarie per la ristrutturazione degli edifici danneggiati e l’affitto di nuove sedi, l’esonero dalle tasse universitarie per gli studenti.
Tali istanze sono state accolte nell’accordo di programma stipulato tra Miur e Università dell’Aquila, che garantisce al nostro Ateneo risorse certe per 3 anni.

Sicuramente non è stato facile rimettersi in piedi e riorganizzarsi in una città devastata, con ulteriori difficoltà dovute allo scarso dialogo tra le varie istituzioni.
Ma comunque si è raggiunto un assetto più o meno provvisorio per tutte le strutture didattiche, per la gran parte localizzate nella zona di Coppito. Maggiori difficoltà si sono riscontrate in alcuni casi, come per la Facoltà di Lettere, la cui collocazione finale a Bazzano, non è stata condivisa dagli studenti. Il fatto di essere così distante da tutto il resto, sicuramente ha penalizzato i ragazzi, che si ritrovano senza molti dei servizi necessari, ancora senza una mensa, senza una biblioteca.

Vista l’attuale dislocazione, è necessario anche l’intervento dell’Amministrazione Comunale per la realizzazione di opere di urbanizzazione e miglioramenti nella viabilità, in corrispondenza degli insediamenti delle Facoltà.

L’emergenza abitativa è stata la prima su cui gli studenti hanno chiesto interventi immediati. Da subito si è proposto l’utilizzo della Scuola GDF o di altre caserme, senza nulla togliere alle necessità degli aquilani.

Sono stati 4000 gli studenti che hanno richiesto un alloggio rispondendo al censimento sul fabbisogno abitativo, svolto lo scorso agosto dalla Protezione Civile. Un numero enorme che non ha trovato risposte da parte delle istituzioni competenti.

La Regione Abruzzo ha completamente dimenticato gli studenti, lasciandoli in balia di un mercato degli affitti fuori da ogni controllo, visto l’esiguo numero di case disponibili. L’unica nuova costruzione, ovvero lo studentato costruito con fondi pubblici dalla Regione Lombardia, è stato affidato dalla Giunta Chiodi alla Curia Aquilana. Questo provvedimento viola l’ancora vigente legislazione regionale e le norme dell’accordo di programma che prevedeva una gestione pubblica della struttura da parte della Regione stessa. Questa scelta è stata uno schiaffo agli studenti risultati idonei non beneficiari del bando pubblico espletato dall’Adsu, Ente strumentale della Regione. Vanno garantiti i diritti di tutti gli studenti, ma operando con trasparenza e rispetto delle leggi.
Ad oggi, l’unica risposta pubblica è rappresentata dagli alloggi della Reiss Romoli, voluti fortemente dagli studenti, affittati e messi a disposizione dall’Università e gestiti dall’Adsu, dove sono ospitati oltre 300 studenti. Tra poco sarà a disposizione anche la caserma Campomizzi, che potrà ospitarne altri 300 studenti.
Ma non è ancora sufficiente.

A pochissimi giorni dal 6 aprile, il Ministro Gelmini ha stanziato 16 milioni di euro per l’edilizia universitaria, per la costruzione di una nuova casa dello studente. Ad oggi, non si ha traccia dell’utilizzo di questi fondi. Chiediamo quindi al Presidente Chiodi: che fine hanno fatto questi 16 mln di euro? Serve un progetto. Ci vuole la volontà politica di investire per gli studenti, di ricreare a L’Aquila un sistema pubblico di servizi per gli universitari. Servono prospettive. Gli studenti fuori sede non potranno essere pendolari all’infinito.

Gli studenti hanno richiesto da subito alla Regione Abruzzo trasporti gratuiti, vista l’immediata necessità di viaggiare per raggiungere i luoghi di studio e la successiva incertezza rispetto alla disponibilità di alloggi. Dopo mesi, grazie all’accordo sancito tra Università dell’Aquila, Protezione Civile e Regione Abruzzo, nel mese di novembre è stata distribuita la tessera per usufruire del trasporto gratuito. Tuttavia, l’organizzazione del servizio, così come previsto dalla Regione, crea disparità di trattamento tra studenti provenienti da diverse località, dal momento che sono escluse delle tratte, come L’Aquila-Roma, ed è completamente escluso il trasporto su rotaia.

La situazione di emergenza imponeva alla Giunta Regionale interventi immediati per la copertura totale di tutti gli idonei alla borsa di studio sia per l’a.a 2008/09 che per l’a.a 2009/10, l’eliminazione dei criteri di merito per la conferma della borsa medesima, il ripristino dei servizi collettivi essenziali distrutti dal sisma. Ad oggi, però, non ci sono stati provvedimenti straordinari per migliorare le condizioni materiali degli studenti. Le strutture mensa allestite, completamente insufficienti, nascono dall’interessamento e dall’iniziativa del Prefetto e della Protezione Civile, non certo dell’amministrazione regionale, così come le prossime realizzazioni rese disponibili grazie alle donazioni del Canada nascono dall’attività del Dipartimento di Protezione Civile, coadiuvato dal Comune per l’individuazione delle aree.

Possiamo affermare senza alcun timore che la Regione Abruzzo, non investe sul DSU e non ha una politica programmatica in merito. Sulla scia delle politiche nazionali di disinvestimento del sistema universitario pubblico, anche le varie amministrazioni regionali hanno progressivamente diminuito gli investimenti su servizi e borse di studio.
Se queste desolanti decisioni da sempre abbiamo sostenuto rappresentino una condanna per il paese, riteniamo siano ancor più dannose in un territorio martoriato da una simile catastrofe.
Siamo in una città da ricostruire nei suoi edifici e nel suo tessuto sociale. La presenza dell’Università, con i suoi studenti, dovrebbe essere considerata oggi ancor di più una risorsa per il rilancio della Città.

Lo scorso anno, le strade della nostra città sono state invase da migliaia di studenti, scesi in piazza per l’università pubblica, contro gli indiscriminati tagli della legge 133 e la trasformazione degli atenei in fondazioni di diritto privato. Il carattere pubblico della formazione, il suo essere di massa grazie alle politiche di diritto allo studio, la democrazia e la partecipazione nei suoi organismi di governo sono proprio gli elementi messi in discussione nel DDL Gelmini. Non condividiamo affatto l’impostazione aziendalistica che si va a dare agli organismi di ateneo, concentrando tutto il potere decisionale nei consigli di amministrazione.
Riteniamo, infatti, che le scelte politiche e strategiche dell’Università debbano essere assunte in organismi democratici e in percorsi partecipati. Quindi non possiamo accettare la drastica riduzione della rappresentanza studentesca e del personale tecnico amministrativo, sostituita impropriamente dagli enti esterni o privati che parteciperebbero alla composizione dei Cda.

Siamo uno dei paesi in Europa con più basso investimento nella ricerca e nel sistema universitario pubblico e invece di investire in questi settori per garantire al Paese stesso innovazione, sviluppo e possibilità di alta formazione per tutti, trasformiamo le Università in veri e propri “laureifici”.

Il diritto allo studio deve essere il veicolo affinché tutti possano accedere ai più alti livelli della formazione. L’istituzione di un fondo per prestiti e borse di merito, completamente slegato dalle condizioni economiche degli studenti, rappresenta un vero e proprio schiaffo a tutti coloro che non hanno la possibilità di frequentare l’università.

Le ultime note ministeriali in merito all’offerta formativa, in particolare la n.160, annunciano una serie di decreti volti a rendere più restrittivi i requisiti minimi previsti dal DM 544/07.
Questo genere di provvedimenti comporterà necessariamente un taglio generalizzato di corsi e curricula. Riteniamo che il Ministero debba approfondire la riflessione in merito e confrontarsi con le componenti accademiche, con il mondo studentesco. È necessario semmai rendere più efficace il sistema di valutazione, in particolare dando maggior peso alla valutazione degli studenti, pubblicando i risultati e vincolando ad essi gli incentivi ai docenti.

Gli studenti non sono mai stati contrari in maniera pregiudiziale ad una rivisitazione dell’offerta formativa. Tuttavia è evidente che l’insufficienza delle risorse e la ristrettezza dei requisiti minimi diventa letale per piccoli e medi atenei.
Adattare l’offerta formativa, di anno in anno, alle esigenze dettate dai requisiti minimi, comporta l’annientamento della qualità del progetto formativo che si propone agli studenti.
Si rischia di iscriversi ad un corso che magari l’anno successivo non avrà più sbocchi magistrali di interesse, come è successo ad esempio nelle facoltà di psicologia e di scienze della formazione.

Va costruito un nuovo progetto formativo, vanno valorizzate le risorse d’Ateneo, individuando un giusto numero di corsi di base, accorpando quelli attivati nella medesima classe di laurea, e puntando a diversificare e potenziare il ventaglio di magistrali.

In seguito al sisma che ci ha colpito, il MIUR ha garantito risorse per 3 anni, un palliativo. Quello a cui ci si deve preparare e per cui si deve lavorare, cominciando a seminare da ora, è proprio quello che offriremo agli studenti e al territorio, per garantire non solo la sopravvivenza dell’Ateneo quando non ci sarà più il “paracadute”, ma anche il rilancio e lo sviluppo del territorio stesso.

Cosa sarà l’Ateneo dell’Aquila tra 3 anni sarà deciso nei prossimi mesi. E’ un problema strategico di dimensioni epocali. E’ indispensabile da questo punto di vista ricordare le specificità che quest’Ateneo ha sempre avuto sul panorama regionale, quelle tecniche, scientifiche, delle scienze della vita, così come quelle abilitanti della formazione primaria.
A queste si aggiungono le peculiarità che si intrecciano con la drammatica esperienza del sisma, dell’emergenza e della ricostruzione materiale e relazionale. Dalla tutela dei beni culturali, alle tecniche costruttive, alle professionalità legate ai servizi alle persone, quelle sanitarie, quelle legate all’assistenza sociale e alla psicologia dell’emergenza.

E’ indispensabile che gli EE.LL, la Regione e il Governo, per quanto di competenza, confermino la scelta più volte annunciata, di valorizzare l’Università dell’Aquila attraverso il più grande sistema di residenzialità studentesca pubblica.

Il futuro di strutture quali la Reiss Romoli, le Caserme sottoutilizzate, gli alloggi costruiti per l’emergenza e promessi per la residenzialità universitaria, va definito e confermato con leggi, strumenti e risorse.

Non deve essere sottovalutato il supporto scientifico che la ricerca dell’Università può e deve apportare al processo di ricostruzione, alle possibilità di innovazione e sviluppo che sono fornite dalla presenza dell’Ateneo sul territorio.
La situazione dell’aquilano, dal punto di vista occupazionale, era già in forte crisi prima dei tragici eventi del 6 aprile. Il sisma ha definitivamente distrutto i settori industriali rimasti. Pertanto, è opportuno che si instaurino interazione e collaborazione tra settori di ricerca e relativi ambiti industriali.

La nostra Città può essere un grande laboratorio per la ricerca e la formazione, nazionale e internazionale. Il Parlamento in prima linea deve impegnarsi in interventi che garantiscano sostegno all’Ateneo e alla Città.

Gli studenti auspicano che le Istituzioni creino le condizioni per un nuovo sviluppo del territorio, che abbia al centro l’università, i saperi, la ricerca.
Che costruisca un nuovo modello di cittadinanza, in cui nessuno sia escluso.
Che si rinnovi la Città Universitaria e si rafforzi il legame tra L’Aquila e la sua Università.

IMMOTA PUBLICA HIC SALUS MANET

RENOVABITUR UT AQUILAE IUVENTUS TUA

Il Presidente del Consiglio Studentesco
Alessia Ettorre

2 commenti
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  1. Belle parole, per fortuna c’è chi ci rappresenta con dignità