Uduaq all’incontro dell’Università con il Ministro dell’Istruzione Fioramonti
Pubblicato il 17 Dicembre 2019 | Autore: Redazione Udu L'Aquila | Categoria: Borse di studio, Comunicati StampaOggi in occasione della visita del Ministro dell’Istruzione Fioramonti abbiamo colto l’occasione per consegnare nelle sue mani una lettera che riassume il nostro punto di vista su diritto allo studio, università, numero chiuso e prospettive future
“Gentile Ministro Fioramonti,
L’Unione degli Universitari dell’Aquila ha sempre riconosciuto nell’istruzione un ruolo cruciale nella costruzione delle fondamenta culturali ed educative che formano ed uniscono la nostra società. In quanto associazione universitaria, la battaglia che portiamo avanti è quella di vedere riconosciuto il ruolo di riferimento culturale per l’Università. Sogniamo uno Stato in cui gli investimenti in questo settore siano prioritari e invece, anno dopo anno, dopo le promesse, la cultura non ha ancora il ruolo prioritario che le spetta. Con questo nostro contributo vogliamo contestualizzare la situazione nazionale nella realtà aquilana, offrendo il nostro punto di vista. Sono questi i giorni in cui è in discussione la legge di bilancio. Anche quest’anno parlando di diritto allo studio non si è avuta la forza di risolvere alla radice il problema degli idonei non beneficiari.
In Abruzzo, gentile Ministro, la situazione è la seguente: studiare qui non è per tutti. Non è per chi non può permettersi il rischio di non ricevere una borsa di studio. Quest’anno, nel mese di Dicembre abbiamo quasi il 50% di idonei non beneficiari. Qui all’Aquila, sono 619 i non beneficiari su 1465 idonei. La situazione si aggrava ulteriormente, dal momento che, a quasi un anno dall’insediamento del nuovo Consiglio Regionale, non si è provveduto alla nomina dei tre Consigli di Amministrazione delle Aziende per il Diritto agli Studi. Quindi, ben vengano i 31 milioni in più sul FIS, ma non si canti vittoria: non scompare così la figura degli idonei non beneficiari, servono maggiori investimenti ed attenzione da parte di Stato e Regioni. Inoltre, mentre nazionalmente l’Università italiana, dopo anni, vede una leggera crescita degli iscritti, nella Regione Abruzzo la popolazione studentesca è numericamente tornata agli stessi livelli dell’Anno Accademico 2004/2005. Dei tre Atenei della Regione, l’Università dell’Aquila è quello che ha subito un calo più netto negli ultimi anni passando dagli oltre 24000 studenti dell’Anno Accademico 2013/2014 ai poco più che 16000 dell’Anno Accademico 2017/2018 (ultimi dati disponibili su anagrafe.miur.it): è il caso di ribadire il ruolo centrale di un Ateneo nelle aree interne del Meridione, con profonde difficoltà economiche, sociali e culturali. Gli Atenei, in queste realtà, rappresentano non solo una fonte di sviluppo territoriale, ma anche uno strumento di crescita per la popolazione. Contestualmente, inoltre, la perdita di iscritti è da imputarsi non ad un andamento nazionale, ma ad un uso disinvolto del numero programmato sui corsi a numerosità elevata.
Da anni i vincoli di sostenibilità dei corsi di studio sono usati come alibi per disinvestire in intere aree didattiche, rafforzando, invece, quei percorsi che hanno un appeal migliore per partner privati; la vocazione dell’Università quale casa libera del sapere sta lasciando il passo all’ennesima visione aziendalistica di luogo di formazione preferibilmente tecnico e assolutamente acritico.
Noi studenti dell’Unione degli Universitari dell’Aquila abbiamo sempre aspramente criticato nelle sedi opportune d’Ateneo la scelta di imporre numeri programmati locali, così come, tramite l’organismo del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari, abbiamo sollevato le criticità del numero chiuso e della sua applicazione.
La situazione aquilana, in particolare, è caratterizzata da profonde contraddizioni: il Corso di Laurea Magistrale in Psicologia Applicata, Clinica e della Salute è l’esempio di come il nostro Ateneo non rispetti la realtà culturale e lavorativa del nostro Paese, né tantomeno le richieste degli studenti, né gli oggettivi pareri degli organi di competenza. Essendo per questo Corso attualmente vigente il numero programmato locale, noi studenti dell’Unione degli Universitari dell’Aquila abbiamo portato avanti una battaglia riferendoci allo stesso TAR del Lazio, che in data 11 Settembre 2018, non ha solo dato ragione alle nostre richieste, ma ha anche specificato la non sussistenza delle motivazioni apportate dal nostro Ateneo per continuare ad imporre il numero programmato. Si continua, infatti, a parlare di parametri di valutazione e autovalutazione, che rientrano tutti nel cosiddetto AVA 2.0, ma soprattutto di sostenibilità dei corsi, come giustificazione alla limitazione all’accesso, pur scontrandosi con l’opinione del TAR che suggerisce che sia l’Università a doversi far carico di come impiegare e spendere le risorse umane ed economiche per la risoluzione di tale problema. Tutto ciò non può in alcun modo limitare quello che è l’innegabile diritto allo studio, come sancito dalla Costituzione Italiana. In realtà, quello del Corso di Laurea Magistrale in Psicologia Applicata, Clinica e della Salute non è l’unico caso di questo genere nel nostro Ateneo: simili sono le condizioni del Corso di Laurea in Scienze Biologiche, Scienze Motorie o Scienze Psicologiche Applicate per i quali, da qualche anno a questa parte, non si riesce nemmeno a raggiungere il contingente fissato dal nostro Ateneo. Sembra allora opportuno chiedersi quali siano le motivazioni che spingono la Governance a perseverare su questa linea. Se è questa l’idea di diritto allo studio che si vuole fornire, i deludenti dati degli ultimi anni non sono certo una sorpresa.
Le chiediamo dunque, al fine di mettere l’Ateneo nelle condizioni di erogare una didattica approfondita e sostenibile allo stesso tempo e al fine di incentivare i Corsi di Laurea di maggior interesse culturale, di prendere coscienza di queste problematiche e vederle in ottica di futuri investimenti da parte del Suo Ministero.
Con la stessa forza, le chiediamo di dare maggiore importanza a quelle che sono le istanze del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari, tramite il quale abbiamo avuto modo di ribadire la nostra contrarietà nei confronti del concetto di numero chiuso e della sua applicazione. Non è solo un’imprescindibile questione di diritti, ma ancora una volta di contraddizioni: chiediamo, a tal proposito, che venga sciolto il nodo delle Scuole di Specializzazione in Medicina, inutili imbuti con il solo scopo di generare Medici non specializzati e inoccupati, e che venga reso paritario il rapporto tra laureati e borse di specializzazione.
Data la carenza di personale medico specializzato, è inutile e pericoloso rimandare ulteriormente la discussione sul numero chiuso. Lo stesso vale per le Scuole di Specializzazione per non medici. Queste non solo non vengono bandite ogni anno, ma non sono nemmeno previste borse per gli iscritti.
Siamo stati partecipi, tramite il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari, del processo che ha portato all’innalzamento della soglia della No Tax Area fino a 13000 euro; riteniamo, tuttavia, che questa disposizione sia ancora insufficiente a rispondere all’emergenza educativa che oggi riscontriamo. Le spese della vita universitaria, è risaputo, variano da città a città e, conseguentemente, da Ateneo in Ateneo: dobbiamo assolutamente garantire che tutti gli studenti, ma soprattutto, tutte le famiglie, siano nelle possibilità di migliorare la propria condizione, in primis tramite lo strumento dello studio e della formazione. Una buona iniziativa, in tal senso, sarebbe quella di innalzare ulteriormente la soglia della No Tax Area, verosimilmente fino ai 20000 euro, consci del fatto che questa sia una cifra relativa comunque ad un tenore di vita medio-basso, che può comportare il dover fare scelte non solo su dove studiare e cosa studiare, ma addirittura se studiare o meno. Oggi la maggior parte degli studenti vive l’Università non tanto come momento di crescita culturale e personale, ma come un percorso transitorio prima di entrare nel mondo del lavoro. Dunque sembra che gli Atenei siano diventati non più luogo di aggregazione e di confronto, ma spazi di passaggio di singoli studenti in continua competizione per arrivare prima dei loro compagni. Questo modello sbagliato di meritocrazia e giustizia sociale ha portato ad ampliare ancora di più le differenze tra gli Atenei più grandi e quelli più piccoli e in particolar modo tra gli Atenei del Sud e quelli del Nord. Tale visione, coerente con l’impostazione capitalistica della società occidentale, non solo svilisce la qualità della didattica nei nostri Atenei e, ribadiamo, soprattutto quelli del Sud Italia, ma rende ostico anche il percorso di crescita professionale e culturale degli studenti, tanto da rendere l’Università motivo di insoddisfazione, frustrazione e demotivazione nei confronti del futuro.
Chiediamo, inoltre, che Lei, Ministro, dia un importante slancio verso l’idea di un’Università inclusiva: abbattiamo, cominciando da questi luoghi, non solo le disuguaglianze sociali, ma anche quelle fisiche, impegnandoci a monitorare le strutture delle nostre Università, affinché siano accessibili senza alcun tipo di barriere. Chiediamo che vengano stanziati fondi anche per l’affiancamento agli studenti con disabilità e che sia fatto con criterio così da incidere positivamente sulla vita di persone che hanno il diritto di accedere ai massimi gradi dell’istruzione.
Non da ultimo punto, bisogna considerare la sempre più rilevante internazionalizzazione che gli Atenei italiani stanno mettendo in atto. Riteniamo questa un fondamentale punto di partenza per un futuro basato su integrazione e comunità, per una società civile aperta ed inclusiva. L’Università ha il dovere di formare le figure che dovranno occuparsi di questa svolta, l’obiettivo di integrare gli alunni immigrati serve non solo a sconfiggere le discriminazioni fin dai banchi di scuola, ma ad evitare l’elevato tasso di abbandono scolastico che connota proprio queste popolazioni studentesche, per questo poniamo l’accento su tali tematiche, chiedendoLe di investire nella ricerca anche in ambiti umanistici.
Confidando di aver toccato temi anche a Lei cari e consoni alla Sua sensibilità, speriamo di averLe dato dei buoni spunti di riflessione per un percorso di lavoro condiviso.
In fede,
l’Unione degli Universitari dell’Aquila”